Digital nomads : non solo viaggi, avventure e posti da sogno.

7 Gennaio 2021
Nicoletta Marchionne
Tempo di lettura: 5 minuti

Ecco le difficoltá di chi intraprende la vita del nomade digitale.

Di “digital nomads” o nomadi digitali si sentiva parlare poco fino a qualche anno fa, in particolare in Italia. Lo stile di vita che prima era quasi esclusiva dei travel bloggers si è ora diffuso anche tra altre figure professionali, grazie anche all’aumento di possibilitá di lavoro in remoto. 

Traduttori, insegnanti di lingua e non solo, chi si occupa di assistenza clienti, vendita, sviluppo commerciale, digital marketing , programmatori web e molti altri ancora, potendo lavorare il piú delle volte in smart working, possono ambire ad intraprendere la vita da “Digital Nomad”.

Non a caso ho usato la parola “ambire”, scommetto che molti di voi colleghino le parole “digital nomads” all’immagine di un pc con accanto una piña colada e sullo sfondo spiaggia bianca, mare cristallino, palme e amache. Per quanto la vita da digital nomad sia entusiasmante, piena di avventure e certamente ammirevole, da ammirare c'è anche il forte spirito di adattamento di tutte le persone che decidono di intraprendere questo stile di vita.

Seppur non viene come primo pensiero, dietro la foto perfetta di instagram, con location da sogno tra Bali e Chiang Mai, si celano tutta una serie di diffioltá di chi ha scelto di vivere una vita in continuo movimento, lontano dal proprio paese e dai propri affetti, condividendo spazi sempre con persone differenti.

coliving
Photo by Mike Swigunski on Unsplash

Poco tempo in uno dei tanti gruppi Facebook per digital nomads in post si chiedeva appunto, quali fossero le maggiori difficoltà e gli aspetti più negativi della vita da digital nomads. Mi sono divertita a raggruppare le quasi 600 risposte, evidenziando le più comuni.

C’era chi scherzava sul fatto che lavorare in spiaggia fosse in realtà un incubo, tra il riflesso del sole, il caldo,la sabbia che entra nel pc, la connessione internet spesso debole, ma poi tra le risposte più comuni emergevano disagi ben piú seri.

Molti mettevano al primo posto la difficoltà di trovare un alloggio soddisfacente ogni volta che cambiano paese. Tra le difficoltà si includono sia difficoltà burocratiche, spesso senza contratto di lavoro locale e senza documenti del posto è difficile se non impossibile affittare un appartamento senza agenzia. Per non parlare poi della trafila dei contratti delle bollette in particolare di internet. Le agenzie ovviamente hanno un prezzo sempre piú  alto, inoltre per molte persone si dimostrano poco sereni di affidarsi a siti come Airbnb, in seguito a cattive esperienze passate.

Un altro punto molto comune era la solitudine, spesso sottovalutata in partenza. Non sempre è facile compensare la mancanza di casa, degli amici e dei familiari , con una nuova community. Per molte persone che vivono lontane da casa, per quanto riescano a vivere consapevolmente liberi e nomadi, il dover perdere avvenimenti importanti della vita dei propri cari, e in qualche modo disconnettersi rimane decisamente uno degli aspetti più negativi della loro scelta di vita. Spesso connettersi con la comunità locale poi non è sempre immediato né facile; a legarsi invece solo con la comunità di digital nomads si rischia poi di inserirsi in un gruppo di persone, molto affini si, ma che vanno e vengono, ovvero partono per la prossima meta, cambiano location, è molto comune quindi tra i digital nomads la mancanza di relazioni stabili e a lungo termine.

Photo by Jan Tinneberg on Unsplash

Coliving

Tra le varie risposte del post c’erano anche diversi consigli su come superare queste difficoltà. Più di una persona proponeva il coliving come soluzione sia per l’alloggio , in quanto spesso queste soluzioni riescono ad accontentare le esigenze di alloggio comuni dei digital nomads, ,sia per l’aspetto sociale, i coliving facilitano spesso il legame con la community che lo abita e aiutano ad ambientarsi con il nuovo intorno.  Alcuni coliving, come ad esempio “cohubitat”cercano infatti di selezionare i propri inquilini sulla base di profili affini, facendo inoltre combaciare il periodo di permanenza dell’intero gruppo, in modo che esso possa vivere l’intera esperienza insieme. La figura dell’host del coliving inoltre è una figura chiave per scoprire e connettersi con il territorio e la popolazione locale.

Viaggiare leggeri è un altro tasto dolente. Anche non volendo spesso vivendo all’estero si finisce per accumulare sempre nuove cose, ma se già i traslochi normali sono impegnativi e costosi, immaginate voi un trasloco internazionale! 

A questo si può rimediare scegliendo un alloggio fornito di tutto in cui non dobbiate comprare nulla, e passando ahimé al digitale. Invece di collezionare quei bellissimi libri di carta che vi piace sfogliare e riguardare ogni tanto, passate alla versione digitale: un e-reader sarà un’ottima soluzione salva spazio/peso, nonché una soluzione green! L’e-reader aiuta sì, ma purtroppo non è la soluzione, molti digital nomads portano con sé anche tanta attrezzatura digitale per lavoro, quindi viaggiare leggeri rimane spesso una sfida per tutti! Per quanto riguarda l’abbigliamento, poco ma buono. Vale la pena spendere per dell’abbigliamento tecnico leggero ma performante e certo,cercare di viaggiare solo con l’essenziale.Senza entrare nel dettaglio, concludo nel dire che i digital nomads, spesso e volentieri rinunciano all’accumulazione di beni materiali.

La mancanza di una residenza e indirizzo fisso è un’altra problematica molto seria legata alla possibilità di aprire conti in banca, al pagamento delle tasse, al rinnovo passaporti e visti, alla copertura sanitaria etc.. molti digital nomads finiscono con lo spendere molto tempo a sistemare i vari aspetti burocratici, quindi il tempo di trovare e conquistare un nuovo equilibrio e una nuova routine che giá si avvicina il momento di ricominciare la ricerca di informazioni, voli e alloggio per la prossima destinazione.

La precarietà è d’altra parte una delle caratteristiche intrinseche della vita da digital nomads, che tendono a condurre la vita nomade per un periodo dai 3-8anni, al massimo dieci. Dopo subentra solitamente un desiderio di stabilizzazione.

Workation

Un aspetto molto interessante che emerge dalle risposte di quello stesso post è la tendenza di molti, che dopo alcuni passati da digital nomads, ora prediligonoworkation”, invece di essere in continuo movimento pare trovino piú sostenibile avere un punto fisso e poter fare delle pause in cui si lavora da un altro luogo, paese. In questo modo oltre a rigenerarsi con queste fughe, riescono a rimanere in contatto con la community.

Questi di cui vi ho parlato finora erano gli aspetti piú ricorrenti, c’erano poi altre risposte che riguardavano il dover rinunciare a viaggiare con il proprio cane o animale domestico ( dovuto per lo più alle complicazioni di spostamenti, trovare alloggio etc..) o al dover rinunciare a un progetto stanziale, legato a uno specifico territorio, o ancora sentirsi spesso poco rispettati professionalmente da chi ancora non si spiega come alcuni lavori possano svolgersi in remoto. Confermo quest’ultimo punto, lavoro come business developer, e seppur non sia nulla di astratto o all’avanguardia, trovo a dover spiegare a mia nonna ogni settimana come sia possibile che lavoro dalla Spagna, dall’Italia o dall’Irlanda, o semplicemente dal salone di casa. Ancora non è chiaro, crede che in realtá non stia lavorando, ma ci arriveremo!

workation
Photo by Bram Naus on Unsplash

Questo articolo non vuole certo scoraggiare la vita da digital nomads, anzi, speriamo che possa essere utile a qualche novizio per mettere in conto alcuni aspetti e prepararsi al meglio a questa vita nomade. Vi rassicuriamo dicendo che la piña colada sulla spiaggia da sogno esiste, arriva solo dopo il lavoro...

Siamo convinti che sia tutto una questione di scelte e prioritá , che i digital nomads siano tra i protagonisti di un processo di cambiamento e d’ innovazione sociale, dove la vera ricchezza non sia piú misurata sull’accumulazione di beni e proprietà ma sull’avere piú tempo per se stessi e per i propri progetti. Un tempo piú lento dove la condivisione e la collaborazione sono anch’esse protagoniste di un cambiamento positivo. 

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